Il cavallo come simbolo di potere
Benvenuti a questo nuovo episodio del podcast del Museo civico di Blera, dove esploreremo un aspetto molto affascinante della storia del cavallo: il suo ruolo come simbolo di potere nelle corti reali e tra i nobili. Come abbiamo visto, il cavallo oltre a essere strumento di lavoro e risorsa militare, è sempre stato un simbolo di prestigio e potere. Fin dall’antichità, nobili e regnanti usavano i cavalli migliori per rappresentare la propria autorità. Nelle corti egizie, i cavalli erano doni preziosi e simboli di alleanza politica, e solo sovrani e generali potevano permettersi destrieri addestrati per i carri da guerra, emblemi di potere militare. Nel Medioevo, il cavallo divenne simbolo di prestigio anche per i cavalieri, difensori del regno. I tornei e le parate erano vetrine del potere nobiliare, dove possedere un cavallo di razza significava supremazia sociale. Con il Rinascimento, il simbolismo crebbe: re e imperatori si contendevano razze come gli andalusi e i frisoni per cerimonie e sfarzose entrate trionfali, dove cavalcavano destrieri adornati tra l’ammirazione popolare. In Italia, ancora oggi il cavallo compare in feste popolari cariche di simbolismo. La festa dell’albero a Vetralla e il pellegrinaggio di san Vivenzio a Blera vedono i cavalli protagonisti: possedere un cavallo è motivo di orgoglio e simbolo di prestigio per i butteri e i contadini. Durante queste celebrazioni, l’ostentazione e l’esibizione diventano occasioni di socializzazione. A Vetralla, i butteri sfilano in costume da festa, mostrando i loro cavalli fino alla chiesa di sant’Angelo per il simbolico sposalizio fra una quercia e un cerro, ribadendo il possesso del Monte Fogliano. Il pellegrinaggio in onore di san Vivenzio, patrono di Blera, ha una lunga storia di devozione e svago. Gli anziani raccontano di tempi in cui c'era una netta separazione tra chi partecipava per devozione e chi cercava svago: i primi percorrevano la strada a piedi in penitenza, mentre gli altri usavano carretti, cavalli e asini, trasformando la giornata in un’occasione di festa. Si narra di gare a cavallo e di un miracolo di san Vivenzio che salvò una cavalla caduta in un pozzo durante una corsa, evento ancora ricordato da un quadretto votivo nel santuario. Il cavallo, dunque, non rappresentava solo la potenza fisica o un mezzo di trasporto, ma era anche espressione di prosperità economica e identità culturale. Possedere cavalli pregiati richiedeva ricchezza e permetteva di mantenere scuderie e addestratori, simboli di lusso e autorità. Ancora oggi, come nelle antiche società, il cavallo incarna il legame tra potere, bellezza e prestigio. Grazie per averci seguito. Alla prossima puntata!